Scuola, liceo.
Dopo un bel pranzo ci apprestiamo ad affrontare le ore per me più dure: il rientro pomeridiano.
Ne abbiamo 2 a settimana.
Il problema è che non sempre il rientro si risolve in qualche materia leggera.
Quest’anno, infatti, la materia del rientro è storia.
In termine pratici: la morte.
Certo, il professore coinvolge noi studenti in dibattiti, ma è pur sempre una materia impegnativa.
Mentre procede la spiegazione con la lettura di qualche passaggio, accade.
All’improvviso sento una gomitata sul fianco, netta e precisa.
«Francesca! Svegliati!»
La mia compagna, molto soavemente, mi sveglia.
Mi ero addormentata, con il biro in bocca per giunta.
Mi guardo intorno stranita, spaesata, mortificata.
Il professore, accorto di tutto e contro ogni logica, rimprovera la mia compagna di banco.
«Lucrezia, se ha sonno lasciala dormire… si vede ne ha bisogno!»
Piacere mi chiamo Francesca.
E la perenne sonnolenza e gli addormentamenti improvvisi non sono i soli sintomi della narcolessia.
E, a conti fatti, non sono assolutamente i peggiori.
Non so bene quando sia iniziato il tutto… ma con il tempo è stato sempre peggio.
Non ho memoria di un sonno davvero ristoratore, di una notte senza svegliarmi di continuo. È proprio questo, infatti, il problema: il sonno discontinuo. Mi sveglio almeno 15-20 volte a notte e la stanchezza si ripercuote poi su tutta la giornata, con più probabilità di addormentamenti “improvvisi”. Perché sì, con gli anni capisci quando il tuo corpo non riesce a rimanere sveglio e previeni il tutto con piccoli pisolini anche di 5-10 minuti.
Ci sono posti e situazioni poi, dove difficilmente un narcolettico non si addormenterà… come il treno, l’autobus, disteso sul divano a vedere un film (di qualsiasi tipo, anche un horror). Con gli anni quanti scherzi mi sono stati fatti per questo motivo!
Ma non è tutto negativo.
Un risvolto più che positivo c’è: i sogni.
Mentre un normo-sonno impiega circa 90 minuti ad entrare nella fase Rem, un narcolettico ne impiega anche meno di 10. Questa condizione fa sognare di continuo, e con la velocità con cui entri nella “dimensione dei sogni” è anche possibile “controllarli”.
Riesco a riprendere un sogno interrotto, capire che sto sognando, “volgere” il sogno a mio favore… non sempre però riesco a evitare gli incubi, forse più vividi e reali rispetto a quelli delle altre persone.
È così, credetemi o meno. L’ultimo pensiero prima di addormentarti è quello decisivo.
Ed è la parte bella di questa malattia!
Sul comodino accanto al mio letto puoi trovare, infatti, un quaderno dei sogni dove mi appunto quelli più belli. La maggior parte, infatti, riesco a ricordarmeli, e questa cosa è sensazionale.
Ci sono studi a tal proposito, esercizi da poter fare per “controllare” i propri sogni… io non ne ho mai avuto bisogno.
Ho conosciuto un tedesco che è rimasto affascinato dai miei racconti, dalla mia capacità di controllo. Lui, nonostante ci abbia provato e riprovato, leggendo tomi su tomi, affascinato da questa capacità e con la volontà di poter riuscire a vivere un sogno “dal dentro”, un po’ come il film Inception, non ci è mai riuscito. Abbiamo passato una serata intera a parlarne, affascinato dai miei racconti e dai miei “trucchetti”. Ma nonostante questo, tutt’ora, non ce l’ha fatta.
Alcune facoltà rimangono a favore solo di gente “rara”, per il momento.
Piacere, mi chiamo Francesca.
E sono una sognatrice narco-cataplettica.